La stazione sciistica fantasma a due passi da Torino dove 50 anni fa il tempo si è fermato
Tutti hanno un sogno, ma non tutti i sogni sono destinati a realizzarsi. In Val di Susa, in località Pian Gelassa, sopra Gravere a 1590 metri di quota, scheletri di palazzine incompiute, con cemento armato e mattoni lasciati a nudo che sembrano voler giocare a nascondino tra gli abeti, raccontano il sogno infranto di un imprenditore edile, Romolo Pomponio, costruttore della sede universitaria di Palazzo Nuovo.Lassù, cinquant’anni fa, aveva realizzato una stazione invernale avveniristica, che avrebbe dovuto attirare turisti e «pendolari» dello sci. Progetto rivoluzionario: a 68 chilometri da Torino, una funivia cabinata, due skilift, un ristorante a forma ottagonale per mille coperti, alloggi, una pompa di benzina. Una strada ampia e collegamenti con navette. L’idea di portare in vetta le scolaresche, al posto «dell’inutile ginnastica». Così scriveva con sincera enfasi Stampa Sera nell’autunno 1969. Meno di un anno dopo, nel 1970 il tribunale di Torino dichiarò il fallimento della società, per un miliardo di lire. Ritardi e problemi, spezzarono il sogno di una stazione sciistica moderna. Sette anni più tardi una valanga distrusse impianti e parte degli edifici già costruiti. La metamorfosi del sogno si compì, diventando incubo. Romolo Pomponio era perseguitato dalla iella. Nel 1953 sette operai morirono a Moncalvo, in provincia di Asti, sotto il crollo di un capannone costruito dalla sua impresa. Oggi l’oblio si è impossessato di Pian Gelassa. Il tempo si è fermato. Non c’è ombra di turismo, solo gorgoglio di ruscelli e scampanellio di vacche al pascolo.
Di Roberto Travan e Massimiliano Peggio |